In quella domenica di settembre eravamo pronti a cambiare il mondo con le parole: eravamo convinti di aver realizzato un mezzo miracolo, ottenendo una scrivania con la macchina da scrivere senza avere né un politico alle
spalle né un parente giornalista. Ma a forza di scarpinare, proporre, andare, tornare, intervistare, Giancarlo spingendosi fino a quella terra ostile che era Torre Annunziata, c’è la avevamo fatta: un gruppo di “gli di nessuno” era entrato al giornale, qualcuno era già stato assunto, qualche altro, come Giancarlo, aveva in tasca solo una promessa.
Ma il futuro era comunque a portata di mano, è così in quella domenica di settembre ci prendevamo in giro sciocchi
e sicuri di avere il mondo tra le mani.
Poche ore dopo Giancarlo rinunciò al concerto di Vasco Rossi e fu ammazzato sotto casa. E noi che con lui aveva-
mo riso e sognato diventammo improvvisamente adulti, costretti a capire che la vita di un cronista per il nostro
giornale di allora valeva un titolo di spalla e quattro colonne di piombo.