Da Paolo a Giancarlo

«Giancarlo l’eroe napoletano della lotta all’illegalità e alla criminalità. Era un giovane audace, forte, coraggioso, ma il suo coraggio l’ha tradito; il suo scrupolo nel riportare i fatti si è trasformato in una vera e propria condanna a morte per lui. Giancarlo avrà per noi l’immagine di una foglia che lotta contro il vento, la sua fame di giustizia e verità costituirà per noi giovani un esempio di valorosa audacia, e la sua scrivania vuota e silenziosa lì al giornale continuerà a parlare con la sua voce».
Caro Giancarlo, questa è solo una delle numerose lettere che i ragazzi delle scuole della Campania mi hanno inviato. Ne ho ricevuto tante in questi anni, tutte belle e scritte con il cuore, ma quello che mi fa sempre commuovere, quando leggo, è il fatto che i ragazzi di oggi ti sentono molto vicino, parlano di te come se ti avessero conosciuto mentre in realtà nessuno di loro era ancora nato quando ci fosti barbaramente sottratto.
Sei diventato per molti di loro il simbolo della legalità; hanno letto i tuoi articoli, hanno parlato di te con i giornalisti de «Il Mattino» con magistrati e avvocati, hanno commentato e approfondito le tante inchieste giornalistiche fatte su di te in questi anni, hanno partecipato ai premi in tuo onore indetti dalla Regione Campania, hanno messo in scena rappresentazioni teatrali, scritto poesie, inventato storie, hanno sfilato per le strade di Napoli per chiedere giustizia, hanno vigilato che le indagini arrivassero a buon fine, hanno intervistato il magistrato che ha concluso con vari ergastoli una difficile indagine, hanno apprezzato il suo lavoro e quello dei suoi collaboratori, lo hanno applaudito.
Ho visto tante belle facce, occhi vivaci, intelligenti, commossi, girando in questi anni per le scuole della Campania insieme al “regista” di innumerevoli iniziative, il mio amico Geppino Fiorenza. Li ho visti emozionarsi con me, che ancora oggi mi commuovo parlando di te, quando racconto quello che eri, quello che facevi, le cose che ti piacevano, il lavoro che svolgevi; quando racconto che già in terza media il professore di lettere ti scelse come redattore capo del giornalino di classe, quando dico che eri un ragazzo normale e non un eroe, un ragazzo semplice, che amava la musica (avevi in tasca quella sera, il biglietto per un concerto di musica rock), che non pensavi affatto di fare un lavoro pericoloso ed eri fiero di quello che facevi. A tutti ripeto che eri un gran lavoratore, e sapevi bene che per fare il giornalista avevi una sola possibilità: frequentare la redazione di un giornale e lavorare, lavorare, lavorare sodo.
Hai scelto di fare il giornalista partendo da Torre Annunziata, lontano da dove abitavamo, da dove eravamo cresciuti, lontano dai tuoi riferimenti, dagli amici, lontano dalle cose che conoscevi. E ricordo a tutti che senza timori ogni mattina con la tua Mehari, automobile scoperta e senza protezioni, andavi lì a fare il giornalista, a farlo sul serio. Eri preciso, minuzioso, non lasciavi nulla al caso, ti informavi, chiedevi, controllavi, verificavi.
Quando mi chiedono del tuo carattere rispondo che eri allegro, aperto e gioviale, capace di entrare in contatto con le persone e sapevi farti volere bene, eri sorridente e con uno spiccato senso dell’humour che ti faceva prendere la vita sempre dal lato migliore. La tua storia, Giancarlo, la tua triste storia è diventata uno “strumento” per parlare di legalità, e oggi sei un simbolo “credibile” per i nostri giovani.
Noi ce l’abbiamo messa tutta in questi anni e, con l’intitolazione di tante scuole e delle rampe poco distanti dalla casa in cui abitavamo, sei entrato per sempre nella storia della nostra città. Nessuno ti dimenticherà e tutti i ragazzi che frequenteranno le scuole che portano il tuo nome o che percorreranno le rampe Giancarlo Siani, che pure io e te abbiamo percorso insieme per tanti anni, non potranno non pensare a te, anche solo per un attimo. Ciao Giancarlo.